Le Chiese

Ultima modifica 27 novembre 2020

Chiesa del S.S. Sacramento e Rosario (1768)CHIESA DEL SS. SACRAMENTO E ROSARIO
sita in Corso Vittorio Emanuele II.

La chiesa del SS. Sacramento e Rosario, posta prospet­ticamente al colmo del rettifilo ascendente del corso, fu eretta dalle due confraternite che le danno il titolo, nel secondo '700, con i fondi del lascito Alfonso Verzieri, un operoso e pio compaesano che nel '600 aveva legato i propri beni al fine di ingrandire la più antica ma angu­sta Chiesa di S. Petronilla, patrona di Grottazzolina. Su quel sito sorse la nuova Chiesa, presumibilmente sotto la direzione dell'architetto Pietro Agustoni, comasco, che operava a Fermo. La nostra Chiesa, dalla semplice pianta rettangolare absidata, ha la tradizionale facciata a cortina di mattoni, organizzata con coppie di paraste su due ordini sovrapposti; il coronamento è a timpano triangolare. Il campanile, con cella campanaria coronata da un cu­polino costolonato, affianca l'abside sulla destra. La forte sorpresa si ha non appena entrati, quando dalle sei alte finestre vediamo la luce naturale inondare l'interno, compiutamente e armonicamente decorato nel secondo '800 da Luigi Fontana e aiuti. La luce diffusa valorizza ogni dettaglio cromatico e plastico stabilito dal Fontana nell'unitarietà dello spazio, tutto godibile senza cesure d'ombra. Le pale degli altari laterali, dovute ai Ricci di Fermo e al Liozzi di Penna San Giovanni, pur collocate prima della decorazione, risultano inserite con tutta natu­ralezza nell'insieme. Il partito decorativo orna gli alzati con paraste di finto alabastro, dal caldo colore ambrato, che inquadrano i detti tre altari e due nicchie per ciascuna parete lunga.

I capitelli di stile composito reggono un fregio con iscri­zione a capitali romane. Sopra il cornicione aggettante, deambulabile, si aprono i vani delle finestre, raccordati alla volta con vele triangolari. La volta, dalla generosa ed elastica curvatura, è dipinta con tonalità pastello, in modo da non gravare sugli alzati; nell'asse centrale, in tre cornici mistilinee, sono dipinte le Virtù teologali, in for­ma di giovani donne. Il programma figurativo ha la sua maggiore consistenza negli affreschi della zona absidale: sul catino, l'Ultima Cena con la Comunione degli Apostoli; nell'abside, ai lati dell'altare maggiore, entro finti arazzi, a sinistra la Consegna delle chiavi a San Pietro, a destra la Lavanda dei piedi. Anche la pala d'altare è di mano del Fontana, tela che raffigura San Domenico che riceve il rosario dalla Ma­donna col Bambino. Retrostante alla pala d'altare, una nicchia ospita una Madonna lignea con Bambino di scuola napoletana del primo Seicento. Sulla controfacciata una grande lunetta sovrasta la can­toria con l'organo Callido, e vi risulta dipinta l'Annun­ciazione. Ai piedi della Vergine, al margine sinistro, inginocchiato, è ritratto idealmente il donatore Alfonso Verzieri. I quattro Evangelisti nelle nicchie sono gessi, maggiori del vero, abilmente plasticati dallo stesso Luigi Fontana. La chiesa del SS. Sacramento custodisce inoltre una Madonna «dei coppetti» di legno intagliato e dorato e, in sacrestia, canterani di noce con paramenti sacri. In una sala a pianterreno della casa parrocchiale si conser­vano dipinti barocchi e una pala con Santa Monica proveniente dall'omonima chiesa del quartiere Castello.


Chiesa Dan Giuovanni BattistaCHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
sita in Piazza Umberto I.

La facciata della parrocchiale di San Giovanni Battista (secondo '600), con due ordini sovrapposti di paraste abbinate, ha un coronamento rettilineo a balaustrini. Il semplice campanile, che si innesta sul fianco destro, ha, sopra la cella campanaria, un cupolino a «cipolla». Queste caratteristiche sono comuni a molte chiese del fermano, ma il nostro San Giovanni si distingue netta­mente per l'interno: che presenta una pianta mossa da un'espansione ovoidale, con l'asse maggiore nel senso del­la lunghezza (ingresso-abside). Dei quattro altari laterali prospettanti obliquamente verso il centro dell'ovato, un rifacimento del 1926 ne sacrificò due, conservando quelli prossimi al presbiterio, con i dipinti raffiguranti S. Anto­nio di Padova (a destra) e le Anime purganti (a sinistra). I lati dei due altari demoliti ospitano due confessionali di legno di buona fattura, mentre nella parte alta delle rispettive pareti campeggiano le tele rimosse: un Transito di San Giuseppe a destra e un Angelo custode a sinistra, attribuiti ai pittori Ricci di Fermo (XVII-XVIII sec.). Fermana è pure la cospicua pala dell'altare maggiore, con il Battesimo di Gesù (1694), assegnata ad Ubaldo Ricci che, nelle robuste forme del Cristo e del Battista, echeggià i modi del Pomarancio.

Il rimaneggiamento del 1926 ha comportato nuova dipintura delle pareti e del soffitto a volta ribassata, dove campeggia l'Agnello mistico. Il pavimento è in graniglia di cemento gettato alla vene­ziana. Integri, al colmo delle pareti, gli stucchi barocchi con girali vegetali a forte rilievo, che evidenziano in quo­ta l'andamento dinamico della pianta, certo derivata da quella del San Carlino del Borromini. Alla fine dell' '800, già forte in paese il culto della Ma­donna del Soccorso, raffigurata col Bambino in una tela di Suor Giovanna Ricci, fu aperta sul fianco sinistro del San Giovanni - tra i due altari laterali - una cappella, riccamente ornata in stile neorinascimentale, sul cui al­tare venne posata la venerata immagine. Con la sua ricca cornice raggiata, di legno intagliato e dorato, alla vigilia della festa di giugno, l'immagine viene traslata in processione solenne e affollatissima nell'altra Chiesa del SS. Sacramento; la sera dell'ultimo dei tre giorni di festa, l'icona compie il percorso inverso. La pro­cessione è preceduta dai confratelli della Misericordia e da altri fedeli, portatori di numerosi ex-voto, ciascuno in cornice con asta e drappo, offerti dai cittadini grottesi alla Vergine tra il XIX e l'inizio del XX secolo. Tali ex-voto costituiscono, insieme con bei paramenti sacri conservati nel canterano della sacrestia, il Tesoro del­la parrocchiale. Pur non restaurato e muto da decenni, notevole importanza storico-artistica riveste l'organo a mantici della cantoria (autore Vincenzo Paci), collocato nella controfacciata, sopra l'ingresso. La cella campanaria ospita tre campane, suonate a con­certo nelle maggiori festività.


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